Il knowledge management nelle imprese deve essere un obiettivo strategico: le informazioni devono fornire nuova conoscenza, per elaborare le strategie
Nel 2008 sono in programma diversi meeting sulla gestione delle informazioni, e sul loro migliore utilizzo nelle organizzazioni aziendali, per poter condurre ricerche di mercato, benchmark competitivi, pianificazioni industriali, analisi strategiche.
La tecnologia informatica ha raggiunto nuovi, importanti, risultati, sia per la storicizzazione dei dati (sempre più numerosi, con una quantità che impatta sui sistemi di storage), sia per la consultazione dei dati (in quanto un fattore di notevole complessità é proprio rappresentato dalla difficile interrelazione dei diversi datastore, e dalla necessità di gestire anche una sincronia dei feed che possono alimentare gli archivi, in modalità 'real time' e 'near real time').
Ma, nonostante la scienza informatica abbia compiuto progressi veramente interessanti, il governo delle informazioni rimane un serio problema: un sondaggio online promosso su CRM Today - http://www.crm2day.com/ (Contact Solutions Ltd), per conoscere l'opinione della comunità internet sulle principali difficoltà che limitano gli utenti nelle attività di ricerca delle notizie e delle informazioni (what inhibits the succesful use of consumer data?), ha visto l'affermazione delle seguenti ipotesi:
- gli utenti non sempre trovano le informazioni nel momento esatto del bisogno (getting data to users when they need it),
- nelle organizzazioni, al crescere delle dimensioni dei datastore, non segue un mantenimento adeguato dei livelli di qualità dei dati: questa situazione indubbiamente produce un degrado di attendibilità nei sistemi di consultazione, compromettendo le elaborazioni e le conseguenti conclusioni (maintaining data quality),
- gli utenti talvolta possono avere difficoltà nell'accedere, in tempo reale, alle informazioni di cui hanno un bisogno pressochè immediato (having real-time access to it),
- alcuni vincoli legali, e la maggiore richiesta di conformità (in particolare nelle banche, nelle istituzioni finanziarie, nelle compagnie assicurative), possono produrre un innalzamento, quasi inevitabile, della complessità: ad esempio a causa delle regole che stabiliscono la conservazione e la protezione dei dati (compliance issues).
Marco Varone si chiede quanto sia attuale, oggi, il knowledge management: la risposta proviene dal mercato, dall'aumento nella concorrenza, dalla crescente necessità di molte imprese di conquistare nuove quote di mercato (non solo attraverso tentativi di internazionalizzazione dell'offerta), dall'esigenza per alcuni leader di rivedere le proprie strategie di produzione. Se il knowledge management deve realmente agevolare le imprese nella consultazione dei dati disponibili, e nella costruzione di nuovi scenari e simulazioni con cui ipotizzare le azioni strategiche, o anche supportare le più immediate attività di analisi della concorrenza o di studio dei comportamenti della clientela, allora le varie funzioni aziendali (chiamate a guidare l'innovazione) dovranno essere messe in grado di lavorare bene, e dovranno esser informate continuamente in modo preciso e soprattutto attendibile.
Stefano Epifani così interveniva, in un'intervista rilasciata a Manlio Castronuovo su partner.it, in merito al knowledge management: "Un tempo era sufficiente fare knowledge management, ossia gestione della conoscenza, intendendo per conoscenza la somma e l'elaborazione delle informazioni e dei dati a disposizione dell'azienda. Oggi invece è sempre più importante non tanto gestire la conoscenza acquisita, ma favorire la creazione di nuova conoscenza, attraverso la comunicazione, lo scambio, l'integrazione delle competenze. In altri termini è fondamentale creare un contesto nel quale i propri professionisti riescano a comunicare al meglio e nel quale tali comunicazioni vengano in qualche modo organizzate così da conservarne il valore. Il termine net economy, in tal senso, non si riferisce soltanto alle reti telematiche, ma ai veri e propri "network" di cervelli che si devono costituire per essere competitivi sul mercato…".
Le imprese dovrebbero considerare, come realmente strategici, gli obiettivi del miglior governo delle informazioni e dello sviluppo di nuova conoscenza. Troppo spesso si parla nelle aziende di "conoscenza del cliente a 360 gradi", di "precisa conoscenza del mercato di riferimento", di "pieno controllo della concorrenza", di "certezze sull'immediato futuro": bisognerebbe verificare quali siano le fondamenta di tanta sicurezza, visto che molte imprese non misurano in modo attento i livelli di attendibilità e pertinenza delle informazioni a loro disposizione, su cui poggiano una gran parte delle loro "verità".
La tecnologia informatica ha raggiunto nuovi, importanti, risultati, sia per la storicizzazione dei dati (sempre più numerosi, con una quantità che impatta sui sistemi di storage), sia per la consultazione dei dati (in quanto un fattore di notevole complessità é proprio rappresentato dalla difficile interrelazione dei diversi datastore, e dalla necessità di gestire anche una sincronia dei feed che possono alimentare gli archivi, in modalità 'real time' e 'near real time').
Ma, nonostante la scienza informatica abbia compiuto progressi veramente interessanti, il governo delle informazioni rimane un serio problema: un sondaggio online promosso su CRM Today - http://www.crm2day.com/ (Contact Solutions Ltd), per conoscere l'opinione della comunità internet sulle principali difficoltà che limitano gli utenti nelle attività di ricerca delle notizie e delle informazioni (what inhibits the succesful use of consumer data?), ha visto l'affermazione delle seguenti ipotesi:
- gli utenti non sempre trovano le informazioni nel momento esatto del bisogno (getting data to users when they need it),
- nelle organizzazioni, al crescere delle dimensioni dei datastore, non segue un mantenimento adeguato dei livelli di qualità dei dati: questa situazione indubbiamente produce un degrado di attendibilità nei sistemi di consultazione, compromettendo le elaborazioni e le conseguenti conclusioni (maintaining data quality),
- gli utenti talvolta possono avere difficoltà nell'accedere, in tempo reale, alle informazioni di cui hanno un bisogno pressochè immediato (having real-time access to it),
- alcuni vincoli legali, e la maggiore richiesta di conformità (in particolare nelle banche, nelle istituzioni finanziarie, nelle compagnie assicurative), possono produrre un innalzamento, quasi inevitabile, della complessità: ad esempio a causa delle regole che stabiliscono la conservazione e la protezione dei dati (compliance issues).
Marco Varone si chiede quanto sia attuale, oggi, il knowledge management: la risposta proviene dal mercato, dall'aumento nella concorrenza, dalla crescente necessità di molte imprese di conquistare nuove quote di mercato (non solo attraverso tentativi di internazionalizzazione dell'offerta), dall'esigenza per alcuni leader di rivedere le proprie strategie di produzione. Se il knowledge management deve realmente agevolare le imprese nella consultazione dei dati disponibili, e nella costruzione di nuovi scenari e simulazioni con cui ipotizzare le azioni strategiche, o anche supportare le più immediate attività di analisi della concorrenza o di studio dei comportamenti della clientela, allora le varie funzioni aziendali (chiamate a guidare l'innovazione) dovranno essere messe in grado di lavorare bene, e dovranno esser informate continuamente in modo preciso e soprattutto attendibile.
Stefano Epifani così interveniva, in un'intervista rilasciata a Manlio Castronuovo su partner.it, in merito al knowledge management: "Un tempo era sufficiente fare knowledge management, ossia gestione della conoscenza, intendendo per conoscenza la somma e l'elaborazione delle informazioni e dei dati a disposizione dell'azienda. Oggi invece è sempre più importante non tanto gestire la conoscenza acquisita, ma favorire la creazione di nuova conoscenza, attraverso la comunicazione, lo scambio, l'integrazione delle competenze. In altri termini è fondamentale creare un contesto nel quale i propri professionisti riescano a comunicare al meglio e nel quale tali comunicazioni vengano in qualche modo organizzate così da conservarne il valore. Il termine net economy, in tal senso, non si riferisce soltanto alle reti telematiche, ma ai veri e propri "network" di cervelli che si devono costituire per essere competitivi sul mercato…".
Le imprese dovrebbero considerare, come realmente strategici, gli obiettivi del miglior governo delle informazioni e dello sviluppo di nuova conoscenza. Troppo spesso si parla nelle aziende di "conoscenza del cliente a 360 gradi", di "precisa conoscenza del mercato di riferimento", di "pieno controllo della concorrenza", di "certezze sull'immediato futuro": bisognerebbe verificare quali siano le fondamenta di tanta sicurezza, visto che molte imprese non misurano in modo attento i livelli di attendibilità e pertinenza delle informazioni a loro disposizione, su cui poggiano una gran parte delle loro "verità".
Labels: competitive intelligence, conoscenza, dati, informazioni, knowledge management, marco varone, marketing intelligence, qualità, stefano epifani, strategie
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