La proprietà intellettuale nell'era di internet
Riprendo direttamente da Wikipedia, l'enciclopedia libera, la definizione di 'proprietà intellettuale': "con proprietà intellettuale si indica l'apparato di principi giuridici che mirano a tutelare i frutti dell'inventiva e dell'ingegno umani; sulla base di questi principi, la legge attribuisce a creatori e inventori un vero e proprio monopolio nello sfruttamento delle loro creazioni/invenzioni e pone nelle loro mani alcuni strumenti legali per tutelarsi da eventuali abusi da parte di soggetti non autorizzati". Per proprietà intellettuale si intende, consultando sempre come fonte Wikipedia, un "sistema di tutela giuridica dei beni immateriali che hanno una sempre maggiore rilevanza economica: ci si riferisce cioè ai frutti dell'attività creativa/inventiva umana come ad esempio le opere artistiche e letterarie, le invenzioni industriali, il design, i marchi. Quindi, al concetto di proprietà intellettuale fanno capo le tre grandi aree del diritto d'autore, del diritto dei brevetti e del diritto dei marchi".
Al tempo di internet, con l'affermazione dell'informazione digitale, credo che sia sempre più difficile "proteggere i contenuti", ma altrettanto credo che sia importante rivedere cosa sia la proprietà intellettuale, in quali contesti sia giusto applicare una protezione dei diritti, in quali altri si possa addirittura pensare di superare il concetto di "idea esclusiva".
Non mi avventuro certamente in una ridefinizione, o in una serie di esempi per i quali sia giusto, o forse non più giusto, parlare di "proprietà intellettuale": mi limito a porre la questione, un tema particolarmente dibattuto negli ultimi anni, che a mio giudizio dovrebbe essere esaminato in modo più attento dalla comunità politica. L'auspicio é quello di vedere, presto, una rivisitazione del concetto di proprietà intellettuale, per poter individuare i contesti di applicazione, dividendo in precise categorie l'uso della tutela delle idee e delle ricerche: si potrebbe chiarire come salvaguardare e valorizzare il patrimonio immateriale delle organizzazioni, come le imprese, rispetto alla protezione dei pensieri e delle riflessioni degli uomini di cultura, ovvero gli uomini di intelletto.
La recente polemica in Francia sul tema della "politica di civilizzazione" mi ha portato ad analizzare, astrattamente, sul problema della proprietà intellettuale: in Italia molte imprese ne sono ignare, e con la globalizzazione e la concorrenza di Paesi extra Ue (BRIC), ritengo che la protezione delle idee sia destinata ad assumere un significato più importante, specialmente nel disciplinare meglio il diritto di autore, e la proprietà intellettuale delle imprese, un asset intangibile di indubbia importanza e strategico per la competitività internazionale.
Il tema si collega quindi ai brevetti, insieme alla registrazione ed alla protezione dei marchi commerciali (brand). In termini generali, più le imprese investono in ricerca, più possono conseguire risultati destinati ad aumentare la loro capacità competitiva, più sono chiamate a difendersi dai possibili attacchi dei concorrenti (furto delle innovazioni, contraffazione, "pirateria"). Un'impresa impegnata su scala internazionale dovrà sempre più gestire le proprie innovazioni in modo "proprietario", cercando quindi di garantirsi un'esclusività intellettuale. E probabilmente, a breve, assisteremo ad un notevole irrigidimento delle norme che disciplinano i brevetti.
Riguardo, infine, la polemica Morin-Sarkozy, per l'uso dell'idea di "politica di civilizzazione" nel messaggio di fine anno del Presidente francese, un minimo approfondimento mi porta a credere che le polemiche nel futuro non possano non aumentare: nel 1998 e 1999 José María Mendiluce parlava proprio di politica di civilizzazione, esprimendo la sua posizione a riguardo. Sembra, quindi, che qualcuno si sia espresso a proposito di 'civilizzazione' prima delle riflessioni di Morin: estremizzando, si potrebbe lecitamente credere, e sostenere, che Morin abbia a sua volta preso ispirazione da Mendiluce?
Tanto per promuovere la "provocazione", si potrebbe anche risalire il lungo corso del tempo, e considerare come pensiero precursore riguardo appunto la "politica di civilizzazione" quello di Andrew Jackson, o di Thomas Jefferson. O come altra possibile genesi, ancor prima il pensiero politico di George Washington....
La polemica su significato e significante, nell'età del meme digitale, sicuramente non potrà che intensificarsi.
Labels: brevetti, competitività, imprese, innovazione, proprietà intellettuale, tutela delle idee
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