La competitività in Italia é troppo spesso un termine abusato: quando sarà il risultato di un processo di vero rinnovamento?
In Italia spesso si sentono, si leggono queste parole: innovazione, tecnologie, competitività, ripresa, rilancio. Termini che dovrebbero essere concatenati alle strategie, ai piani, ai sistemi di controllo per verificare il livello delle implementazioni, e che non possono trovare un successo senza la ricerca, senza la sperimentazione, senza la formazione.
Sentiremo, nuovamente, parlare di innovazione. Di recupero della competitività. Del rilancio del Paese. Del bisogno di "fare sistema".
Mentre in Italia ci si avventura in slogan e semplici affermazioni di principio, l'International Institute for Management Development (l'IMD di Losanna, una delle migliori business school del mondo) aggiorna la sua classifica mondiale sulla competitività - World competitiveness yearbook.
L'edizione 2008 dello Scoreboard sulla competitività sancisce che l'Italia perde quattro posizioni, scendendo dal 42° al 46° posto. Un invito all'azione per il Governo che si é da poco insediato, ed un invito alla Confindustria, perchè possa promuovere un rinnovamento manageriale, culturale, e si impegni a combattere realmente l'approssimazione di tanti imprenditori, attratti più dai risultati finanziari che dalle strategie industriali.
L'ITALIA SI DEVE SVEGLIARE DA UN TORPORE LUNGO, PERICOLOSO, DA UNA NARCOSI INCONCEPIBILE: NON POSSONO ESSERE PIU' SOPPORTATE LE SCUSE DELLA POLITICA, L'INADEGUATEZZA DI TANTI MANAGER CHE PUNTANO PIU' AL RAGGIUNGIMENTO DEI LORO RISULTATI (di breve periodo) CHE AL RISANAMENTO ED ALLO SVILUPPO DELLE IMPRESE.
L'IMD ha pubblicato il rapporto 2008. Ma nel 1999, il rapporto esprimeva critiche praticamente analoghe. Riporto un estratto diffuso, nel web, proprio dal sito ufficiale di Confindustria:
"sulla convenienza ad investire incidono poi molti fattori quali la pressione fiscale, il sistema finanziario, l’efficienza della burocrazia, la giustizia, le norme sul mercato del lavoro, la disponibilita' ed efficienza delle infrastrutture, il sistema scolastico, la ricerca e molti altri. Purtroppo, per molti di questi fattori l’Italia e' agli ultimi posti nelle classifiche internazionali. Nella classifica di competitivita' elaborata in aprile dall’Institute For Management Development (IMD) di Losanna, che tiene conto di molti di questi fattori, l’Italia figura al trentesimo posto, dopo Cile, Spagna, Ungheria e Portogallo, mentre ai primi posti della classifica figurano Stati Uniti, Singapore, Hong Kong, Olanda, Finlandia, Norvegia e Svizzera. L’Italia figurava al 34° posto nel 1997, quindi in un anno ha guadagnato quattro posizioni, ma e' ancora molto lontana dai Paesi piu' competitivi".
Nota:
"La stima della competitività elaborata dall'International Institute for Management Development si basa per due terzi su dati quantitativi e per un terzo su dati qualitativi. La competitività viene valutata sotto otto differenti prospettive, denominate fattori di importo della competitività, ulteriormente suddivisi in sub-fattori. Le dimensioni analizzate sono le seguenti:
- economia interna (sette sub-fattori);
- internazionalizzazione (otto sub-fattori);
- governo (sei sub-fattori);
- finanza (quattro sub-fattori);
- infrastrutture (cinque sub-fattori);
- management (cinque sub-fattori);
- scienza e tecnologia (cinque sub-fattori),
- popolazione (sette sub-fattori)".
Labels: competitività, IMD, innovazione, Institute For Management Development, italia, mercato del lavoro, pressione fiscale, Scoreboard
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