L'immagine del turismo italiano: costoso, elitario, disorganizzato. Un rebranding del turismo é sempre più necessario
Il turismo italiano é sempre più minacciato dalla concorrenza dei paesi mediterranei (Spagna, Croazia), e nel prossimo futuro potrebbe risentire dell'accresciuto livello di competitività dell'offerta di alcuni degli stati ex-convergenti. Purtroppo il turismo in Italia paga la mancanza di una programmazione politica nazionale, la frammentarietà ed i troppi localismi, una scarsa collaborazione tra il settore pubblico e quello privato, una debole presenza di investitori stranieri.
Ma negli ultimi anni l'intensificarsi della concorrenzialità ha prodotto danni superiori, anche per l'indebolimento dell'immagine del Paese e per un uso troppo moderato degli strumenti di comunicazione attuali, a partire proprio dal mondo internet, divenuto una vera e propria rete di contatti così determinante a creare nuove tendenze e ad influenzare opinioni e idee. Anche l'uso "parziale" delle nuove piattaforme di comunicazione, dimostrato dal progetto - ad oggi fallito - del Portale Nazionale del Turismo, sembra condannare la scarsa attenzione del Paese ad una programmazione che deve armonizzare le possibili azioni di innovazione.
Nei prossimi giorni sarà resa pubblica la nuova edizione del rapporto sul turismo preparato dagli esperti del World Economic Forum (Wef). Alcune informazioni recentemente pubblicate da una relazione a cura dell'ufficio statistico della comunità europea, l'Eurostat, annunciano che la crescita del settore turistico é in flessione rispetto al 2006/2007. Si deve sperare che l'industria turistica italiana abbia almeno conservato, nel 2007, la posizione vantata nel ranking precedente.
Anche per "rispondere" alle insidie delle nazioni che, rispetto all'Italia, sembrano essere più organizzate, semplici da visitare, economiche e sicure.
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