La crisi si sposta dal mondo reale a quello digitale. Come mai tanto clamore per Microsoft-Yahoo? Quanto vale il digital business?
I segnali ci sono, le paure crescono, e la confusione dei media sembra intensificare una crisi da tempo, purtroppo, annunciata. La globalizzazione, quel fenomeno economico e culturale che vede nell'integrazione dei sistemi produttivi e dei mercati nazionali il progresso decisivo per assicurare la crescita dei Leader, forse manifesta un cedimento imprevisto.
Negli Stati Uniti il timore del crash é alto, e le ultime notizie riferiscono di rischi anche per le banche, specialmente quelle di piccole e medie dimensioni. La crisi, insomma, potrebbe fare feriti anche nel sistema del credito, e non solamente tra i numerosi "cattivi" pagatori.
Ma il pericolo della crisi forse affiora, anzi, forse torna ad affacciarsi, nel mondo digitale. Come negli anni '90, dove si parlava (il più delle volte a sproposito) di nuova economia e nuovi modelli di business, da circa due anni si parla del "nuovo web", il cosiddetto 'web 2.0'. Se negli anni '90 gli analisti finanziari avevano sovrastimato il valore delle società tecnologiche, giustificandosi - a posteriori - per la mancanza di modelli di confronto e di tecniche di benchmarking nel settore ICT, cosa é avvenuto di recente? Forse, qualcosa di simile? Forse, si é di nuovo in una pseudo età dell'oro, nella quale si magnifica al nuovo con una fiducia eccessiva, se non sospetta?
In questi ultimi giorni i telegiornali, i quotidiani, gli organi di informazione hanno trattato il tema Microsoft-Yahoo. L'interesse del Gruppo Microsoft nei confronti del portale Yahoo é stato trattato anche in modo approfondito dalla maggior parte dei media. Perchè?
Abbiamo forse assistito ad un medesimo interesse quando, nel corso degli ultimi mesi, altre realtà leader del settore ICT come IBM ed Oracle hanno annunciato alcune strategiche acquisizioni societarie? Non é successo, anzi alcune operazioni finanziarie, comunque coerenti con i piani industriali annunciati, non hanno incontrato l'attenzione della stampa (ad eccezione di quella specializzata).
Invece, nelle ultime settimane, una buona parte degli italiani ha potuto ascoltare le notizie che "informavano" sulla strategia Microsoft nel digital advertising. E siamo tornati a sentir parlare di miliardi come se, nel mondo di second life, si virtualizzassero anche gli investimenti del mondo reale. Ma la crisi che colpisce chi vive nella "common life" sembra iniziare anche nella società digitale: infatti la comScore Media Metrix, una società leader a livello mondiale nell'analisi e misurazione del canale web, ha pubblicato in questi giorni uno studio sull'advertising online, segnalando che nelle prime settimane del 2008 sono diminuiti l'internet audience nei canali business ed i clic commerciali, quindi sono scesi - rispetto al mese di dicembre 2007 - il numero di click sulle inserzioni web e conseguentemente il numero dei visitatori che hanno acquistato prodotti e servizi dopo aver cliccato su una pubblicità in internet.
La notizia é stata ben esposta su VisionPost, nell'articolo "I clic di Google preoccupano Wall Street". Dopo cinque anni dalla bolla della new economy, dopo cinque anni dall'internet bubble, i media hanno imparato a misurare la concretezza che alberga nel mondo digitale? Dopo cinque anni dalla crisi finanziaria che ha limitato il mercato Nasdaq, gli analisti finanziari hanno compreso quali sono i dati da analizzare e le informazioni da verificare, prima di annunciare il facile successo di una società ICT? Dopo cinque anni, le persone comuni avranno capito che, quando si parla in tono troppo entusiasta delle società tecnologiche, é il caso di aprire bene gli occhi?
Due provocazioni:
1) come mai non si parla, negli articoli su Microsoft-Yahoo, del problema della sovrapposizione di asset tra le due realtà? come mai la pericolosa ridondanza non é trattata, dai giornalisti più attenti? curioso, data la possibile la duplicazione del sistema di offerta di alcuni servizi caratteristici, nel caso la fusione abbia luogo;
2) come mai, in tanti "buzz" 2.0, non si alzano minime critiche - razionali - sulla società digitale? Siamo veramente sicuri che l'ambiente web e l'internet advertising, in particolare il business nei sistemi B2B e B2C, siano stabili e destinati a crescere in tempi rapidi?
Non bisogna promuovere, certamente, considerazioni troppo immediate: si rischierebbe di essere semplicistici, e forse anche approssimativi, nelle riflessioni. Ma quanto abbiamo imparato dalla Internet Bubble? Siamo sicuri che non possa accadere nuovamente?
Per approfondimenti:
Il Sole 24 Ore > "Microsoft e la pubblicità online: una scommessa da un miliardo"
The Wall Street Journal > "On the Web, Signs of a Click Recession"
Labels: bolla, comScore, crisi, globalizzazione, Google, ICT, internet, internet bubble, Microsoft, VisionPost, Yahoo
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