L'information overload, l'information warfare: i "pericoli" della rete per le imprese
Sulla rete é disponibile un post sull'information intelligence decisamente interessante: si tratta di un contributo, intitolato "L’Intelligence e l’Information Warfare", scritto da Glicerio Taurisano sul sito crimelist.it.
Il post inizia così: " L’intelligence attuale o del futuro non trova più impieghi nelle ricerche informazioni di importanza essenziale, a volte di scarsa quantità o qualità, che esistevano e venivano ricercate durante gli anni della guerra fredda. Oggi, il mondo è cambiato, fattori di geopolitica, economici, di globalizzazione e di tecnologie avanzate, hanno e continuano a produrre una quantità enorme di informazioni, e tali fattori condizionano, e continueranno a farlo, le comunità di Intelligence mondiali. E’ nata così una nuova guerra, fatta di notizie, di dati, di milioni e milioni di “file” che continuamente vengono trasmessi, inviati o scambiati sotto criptaggi o con una semplice figura, nascosti dietro una frase o sotto una foto, in qualsiasi modo avvenga, ciò ha prodotto un nuovo modello di guerra, la “guerra delle informazioni” ".
L'informatizzazione ha trasformato il settore della comunicazione, rendendo disponibili e, soprattutto immediati, importanti quantità di dati. Le notizie su una certa impresa, oppure su una persona politicamente coinvolta, oppure sul mondo della finanza e magari su una indiscrezione (rumor ? speculazione ?), nella rete viaggiano ad una velocità inimmaginabile. Internet ha prodotto nel settore delle news una vera rivoluzione, al punto da comportare conseguenze impreviste come l'overload delle informazioni, di cui nel blog si é già accennato.
Nella rete l'informazione, o presunta tale (perchè varie volte ci si può imbattere anche in notizie di scarsa attendibilità o inverosimili), deve essere valutata con un metodo quasi rigoroso: chi vuole far uso dei contenuti disponibili nella rete, deve essere consapevole dei rischi che le notizie pubbliche possono avere, ad esempio la blogosfera dovrebbe essere considerata come una fonte significativa ma da consultare con estrema prudenza. Rispetto ai media, alle fonti giornalistiche, alle agenzie di stampa, la blogosfera non produce flussi informativi sempre 'certificati', o comunque non comunica sempre in modo responsabile e pienamente consapevole. Sebbene all'estero siano numerosi gli esempi di blog "autorevoli", ed anche in Italia ad esempio nel settore dell'informazione di marketing i blog particolarmente "attivi" possono essere seguiti con una certa fiducia, a mio giudizio la blogosfera non può essere comparata direttamente ad uno strumento di informazione: ritengo un blog uno strumento favoloso nella comunicazione, nel permettere lo scambio di esperienze, preferendo prestare una maggiore attenzione sulle notizie diffuse "liberamente".
Un processo di intelligence, ad esempio finalizzato alla Competitive Intelligence per consentire ad un'impresa di acquisire notizie importanti sul proprio mercato (i clienti finali, i partner, soprattutto i concorrenti diretti), deve necessariamente esaminare le fonti particolari da cui attingere informazioni, notizie, dati semplici e/o disaggregati.
Ma il post di Taurisano permette di riflettere su un altro uso della rete, delle informazioni in essa pubblicate, dei collegamenti che in internet si possono sviluppare: l'Information Warfare. Scrive Taurisano: " Data una concentrazione di informazioni o un nucleo o una fonte matrice, nel contesto della guerra delle informazioni, “l’area difensiva” [che potrebbe essere uno Stato, un’Istituzione, un Contesto Bellico o più semplicemente un’azienda] si predispone in modo tale da difendere le proprie “informazioni” attraverso la gestione ed il controllo di operazioni atte a creare “false informazioni” le quali saranno introdotte, attraverso canali ben studiati ed appropriati, nella logica della raccolta antagonista o del “nemico” ".
Quindi si potrebbero verificare delle circostanze concrete diverse, a seconda che una certa azienda voglia comunicare ai propri stakeholder (nel rispetto della trasparenza societaria e della disclosure informativa), oppure che voglia "confondere" i propri concorrenti, allo scopo di poter celare le proprie strategie (strategia di difesa) o "semplicemente" con il fine di creare loro un danno (strategia di attacco).
Conclusione: qualsiasi organizzazione può disporre di ingenti quantità di dati. Ma il valore delle informazioni é lo sviluppo di conoscenza che da queste si può trarre, ed un processo di knowledge management (acquisizione/estrazione/elaborazione/diffusione/protezione) si fonda solamente su dati di qualità! Un'impresa impegnata in un progetto di competitive intelligence dovrà prestare la massima attenzione su tutti i dati e su tutte le notizie che la possono riguardare, anche a difesa del proprio brand e della propria reputazione. Ma per un'azienda sarà indispensabile selezionare esclusivamente quei dati pertinenti ed attendibili, e non inseguire il "rumore" della rete. Si deve ricordare che, ad oggi, la rete può essere anche uno strumento di attacco, e che la blogosfera può agevolare la condotta pericolosa di altre società, che vogliono sfruttare la rapidità del web per colpire i loro concorrenti.
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