Marketing Intelligence

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Tuesday, July 24, 2007

L'Italia ed il turismo: riflettiamo su alcuni limiti endogeni, che indeboliscono progressivamente l'intero settore

Quasi la metà degli italiani non andrà in vacanza nel periodo giugno-settembre 2007. Secondo uno studio condotto da Federalberghi, quest'estate il 51% della popolazione resterà a casa. Scende dunque il giro d'affari: dai 21,9 mld dell'anno precedente ai 18,5 mld di quest'anno. Segno, secondo la confederazione degli albergatori, della difficoltà economica delle famiglie.

Fonte web: http://www.helpconsumatori.it/


Il turismo italiano nel 2007 potrebbe conoscere, purtroppo, una crisi non prevista: come é ormai noto, rispetto agli anni '80 in cui l'Italia poteva vantare una leadership forte nel settore turistico, il nostro Paese ha perso competitività. Ne hanno approfittato alcuni stati convergenti, in particolare la Croazia sfruttando le sue coste adriatiche, e stati come Spagna e Portogallo che hanno molto migliorato i propri prodotti e servizi turistici, grazie anche a programmi politici di indirizzo e non di semplice sostegno, pubblico, a livello finanziario.

Tra le ragioni della crisi del turismo nazionale, si registra la flessione della domanda interna: si tratta di un ulteriore indebolimento, che sarebbe dovuto esser anticipato soprattutto dagli uffici marketing delle catene alberghiere e dei vettori di trasporto.

Il potere di acquisto dei consumatori italiani, in genere, é diminuito rispetto ai primi anni 2000.

Il credito al consumo ha permesso, fino ad oggi, a numerose persone di mantenere un certo tenore di vita, ma non ha contribuito (come auspicato) alla crescita dei consumi. In sostanza, i prestiti personali non finalizzati e le carte revolving sono intervenuti per mantenere il livello dei consumi, senza causare fenomeni moltiplicatori.

Negli ultimi mesi sono cresciuti i contratti di credito retail stipulati dagli italiani, ma in numero minore rispetto al 2005. Di converso, alcune associazioni dei consumatori denunciano un aumento dei casi di difficoltà dei clienti di società finanziarie e banche nel pagare le rate.

Rimane il disagio di numerosi lavoratori "atipici", che purtroppo non possono programmare il proprio futuro, ed in talune circostanze non possono neppure sviluppare progetti di breve termine.

Si sarebbe potuto, a mio avviso, comprendere il disagio di un numero crescente di consumatori, non solo meno propensi a prenotare il periodo di ferie nei mesi di luglio e di agosto, quando le tariffe sono generalmente più costose rispetto ai mesi di giugno e di settembre: consumatori impossibilitati nel sostenere spese che, ormai, sono fuori della portata, specie se a muoversi sono famiglie, anche con un solo figlio a carico.

E' quindi cambiato, in meno di un decennio, lo scenario di mercato: non solo sono intervenuti soggetti stranieri, come gli operatori low-cost, sono aumentate le esigenze di numerosi italiani, al punto che la vacanza é considerata più un "lusso" che un ovvio consumo.

L'Osservatorio Federconsumatori afferma che "se gli italiani (51%) saranno costretti a restare a casa,ciò e dovuto anche agli elevatissimi costi degli alberghi italiani,tra i più cari del mondo ed ulteriormente aumentati del 7,6 per cento".

  • Possibile che la consapevolezza riguardo ai costi gravosi appartenga più ai consumatori che agli uomini marketing delle aziende operanti proprio nel settore del turismo?
  • Possibile che non fossero prevedibili queste maggiori difficoltà della gente?
  • Possibile che gli imprenditori del turismo attendessero una domanda, interna, comunque costante?

Probabilmente le imprese turistiche del Paese debbono, ed in fretta, rivedere le loro metodiche di ricerca di mercato, cercando di capire veramente quali sono i loro target raggiungibili e segmentando meglio, decisamente meglio, la possibile clientela.

Ormai il turismo "di gruppo" sembra resistere solo nei giovani, anzi probabilmente di più permane solamente nei giovanissimi: ma questi, da sempre, possono spendere poco, pertanto chi opera nel turismo ha il dovere di attrarre le famiglie, fornendo prodotti e servizi.

Come ha scritto il Prof. Fabris, su La Repubblica del 23 luglio 2007,
"In un´epoca di vacanza dei valori si scopre il valore della vacanza".

Alcune considerazioni estratte dall'articolo di Fabris, un passaggio che dovrebbe portare a riflettere sui limiti endogeni alla ripresa del turismo italiano:

...i costi dell´ospitalità alberghiera e della ristorazione, in questi anni, sono lievitati a tassi ben superiori a quelli dell´inflazione. Tanto da indurre al pensiero, malevolo, che chi è causa del suo mal pianga se stesso. Con il risultato di dirottare verso altri Paesi quote consistente di turisti facendo così perdere posizioni all´Italia nei rank internazionali delle destinazioni turistiche. Dal primo posto degli anni Settanta all´attuale quinto: ma stiamo già slittando verso il sesto...

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