Il knowledge management cambia: le informazioni sui mercati e sui concorrenti si acquisiscono in modi diversi, grazie alle potenzialità della rete
Il web ha progressivamente trasformato la società, introducendo nuove forme di comunicazione, di relazione, di socializzazione. La ‘civilizzazione’ internet ormai ha raggiunto un discreto successo, coinvolgendo sempre più i giovani (in gran parte) e le persone adulte. Rimane attuale il problema del digital divide, che si manifesta ancora escludendo le persone anziane o socialmente deboli.
Internet “cresce” ogni giorno, il tema dell’information overload non è più una novità: permane la preoccupazione di come limitare la dispersione di ciascuno di noi di fronte ad un volume di dati sempre più ingente, che richiede strumenti di ricerca ed elaborazione differenti da quelli tradizionalmente in uso.
Sicuramente il web è una risorsa per le aziende, siano esse piccole, medie o grandi, ma la sua valorizzazione richiede adeguati sistemi informativi ed informatici, ed un’organizzazione della conoscenza per limitare il più possibile la dispersione delle informazioni.
Nella metà degli anni ’90 il knowledge management era la “risposta”, partendo dalle conoscenze interne un’organizzazione poteva quasi disciplinare l’accesso alle informazioni ed il loro sviluppo, nel corso del tempo. Ma quanto è attuale il knowledge management, oggi?
La domanda nasce dopo aver assistito all’interessante convegno organizzato dall’AISM (a cura della dr.ssa Tina Badaracco), con la collaborazione della società Expert System.
Nella rete i forum sono stati superati dai nuovi network: si sono affermati, infatti, diversi sistemi di social networking, come i blog, ed ambienti di vera cooperazione, come i wiki.
Quanto vale la ‘conversazione’ della rete? Molto, più di quanto le imprese possano forse immaginare. Infatti la rete consente oggi un nuovo modo di gathering market-intelligence: una società può utilizzare particolari sistemi IT in grado di ‘monitorare’ l’offerta per line-up della concorrenza (arrivando a controllare le variazioni dei prodotti e delle gamme, per come sono comunicate dalle società concorrenti). Oppure si può cercare di comprendere quale sia la strategia di una società rivale, ad esempio studiandone i comunicati, le sponsorizzazioni, gli accordi di partnership, le partecipazioni ad eventi commerciali, o semplicemente intercettando nella rete notizie e commenti magari scritti da dipendenti “distratti” o inconsapevoli della pervasività della comunicazione nella rete.
Le presentazioni che hanno accompagnato gli interventi dei relatori Expert System hanno dimostrato come la tecnologia semantica possa aiutare una società ad interpretare i trend di un determinato mercato ed a capire i prodotti ed i comportamenti dei propri rivali; ma anche ad assicurarsi su quali possano essere gli effettivi concorrenti, ad esempio grazie allo studio dei commenti dei clienti (sono stati fatti alcuni esempi che si riferivano al settore automobilistico).
La tecnologia IT, insieme alla tecnologia semantica, come leve di modernizzazione della funzione di marketing? Si, certo. Ma senza immaginare una eccessiva automazione. L’interazione degli analisti di marketing con i sistemi applicativi è, e resta, decisiva, fondamentale, indispensabile. La visione di Espert System è quella di un futuro segnato dalla semantica, ma non “rivoluzionato” da un fenomeno spesso annunciato come il “web 3.0”.
Come le tecnologie possono aiutare, già da oggi, i marketer? Come detto in altri post sul blog marketing-intelligence, i sistemi IT sono da tempo in grado di assicurare il processo di information retrieval, l’estrazione delle informazioni più significative dai documenti acquisiti, l’elaborazione dei risultati e la rappresentazione di scenari di interpretazione e simulazione.
Le risorse informative nel web sono ovunque: il knowledge management è fondamentale in qualsiasi struttura di marketing, sia essa dedicata alla conduzione di ricerche di mercato, sia essa impegnata nell’esecuzione di studi precompetitivi e competitivi (benchmarking, competitive intelligence).
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