La debolezza del settore ICT italiano: imprese poco competitive all'estero, poco innovatrici in Italia
Il settore ICT italiano dovrebbe essere il protagonista dell'innovazione nel Paese, fornendo quello che in un piano di modernizzazione industriale si considera l'effettivo enabler, ossia lo strumento facilitatore perchè abilitante: le società informatiche, con la loro offerta di prodotti e servizi tecnologici, non solo dovrebbero assicurare l'automazione dei processi delle imprese da loro servite, ma anche poter suggerire le linee guida ed "imporre" le migliori pratiche, cioè indirizzare i propri clienti verso l'innovazione sulla base delle esperienze di successo.
Purtroppo non si realizza spesso quanto sopra descritto: l'innovazione nel Paese non assume un carattere così strategico da indurre i fornitori ed i clienti ad una collaborazione effettiva, ad un avvicinamento delle parti. Questa collaborazione risulta decisamente più presente nelle campagne di marketing che nelle pianificazioni operative.
La mancata collaborazione limita lo sviluppo dei casi di applicazione delle tecnologie, e potrebbe anche privare alcune imprese ICT della possibilità di simularne i contesti di utilizzo.
Troppo spesso si accusa, genericamente, la Pubblica Amministrazione di non trainare l'innovazione: questa tesi sosterrebbe l'importanza del settore pubblico nel produrre una spinta quasi decisiva per la modernizzazione tecnologica. In realtà é proprio la P.A. la 'big spender IT', insieme alle banche commerciali. Non si dovrebbe spiegare il ritardo dell'Italia con la questione della mancanza di una domanda di innovazione: piuttosto si dovrebbe considerare anche l'effettiva qualità dell'offerta.
Un'utile punto di riflessione sull'effettivo valore dell'offerta potrebbe provenire dalla valutazione delle società ICT candidate all’European Ict prize 2007 - una selezione europea delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Il concorso vuole premiare proprio "le innovazioni che fanno la differenza reale per la vita quotidiana della gente comune".
Qual'é il valore dell'iniziativa? "Il premio viene assegnato ad aziende all'avanguardia per prodotti e servizi innovativi basati sull'Information & Communication Technology, o sulle tecnologie digital, comprendendo i settori convergenti dell'informatica, media e comunicazione, considerati tra le forze trainanti dell'economia moderna. Il premio è supportato dalla Commissione Europea come parte dei suoi sforzi per promuovere il settore dell'ICT europeo e incoraggiarne la crescita" - Fonte: http://www.datacollection.eu
Per la selezione sono applicati come criteri la pianificazione delle attività di ricerca e sviluppo, l'eccellenza tecnica, il contenuto innovativo, il potenziale valore di mercato, la capacità di generare nuovi posti di lavoro. Le imprese che vi partecipano possono trarre altri vantaggi, oltre ai premi di diverse migliaia di euro: le società ammesse alla selezione finale, infatti, grazie alla campagna di comunicazione collegata con l'European Ict prize, hanno la possibilità di farsi conoscere e di stabilire intese con gli investitori, e di sottoscrivere accordi di distribuzione commerciale.
Qual'é il nesso con la "mancata innovazione" dell'Italia? Qual'é il collegamento con le imprese ICT nazionali? Semplice, e sconfortante: anche nel 2007, nessuna società del settore ICT italiano é stata ammessa alla selezione finale. Solo un'impresa, la Gempliss di Desio (Milano), era tra le 70 candidate al premio. Il market focus della Gempliss é il Knowledge Management, argomento trattato da anni in Italia, i cui risultati effettivi non sono mai discussi al di fuori delle testimonianze delle reti intranet aziendali.....
Un'ultima considerazione: vedendo l'elenco delle imprese ammesse alla parte finale del concorso
A3M (DE)
Byometric Systems (DE)
DIGIMIND (FR)
g.tec Guger Technologies (AT)
Intrasense (FR)
Kineo CAM (FR)
Leiki (FI)
Netviewer (DE)
Operax (SE)
SAIL LABS Technology (AT)
SanDisk (IL)
TEMIS (FR)
T-VIPS (NO)
ubitexx (DE)
Vmscope (DE)
VRmagic (DE)
X-aitment (DE)
emerge immediatamente il peso della ricerca in Germania ed in Francia. Se si valutano anche
le spese di ricerca sul PIL in Italia secondo l'OCSE, che corrispondono solamente al’1.16% contro l'1.91% della media EU 15, contro il 2.16% della Francia, contro il 2.49% della Germania, e contro il 2.68% degli USA, si comprende il legame stretto che intercorre tra la ricerca e la competitività.
Non si può sognare l'innovazione se non si avvia un processo strutturato di crescita: l'auspicio é che si possa governare un cambiamento troppe volte annunciato, da molti desiderato, da pochi sostenuto.
Collegamenti per approfondimenti:
European Ict prize 2007
http://www.ict-prize.org/
ZEROUNO - http://www.zerounoweb.it/
Innovazione e competitività nelle imprese italiane
Giancarlo Capitani - 20/02/2007
ZEROUNO - http://www.zerounoweb.it/
Ricerca e impresa: soluzioni verso un ’innovazione che crei valore economico
Rinaldo Marcandalli - 02/01/2005
Convegno della Piccola Industria "Saper crescere, Poter crescere"
La competitività dell'Italia
Prof. Tommaso Padoa-Schioppa - 17/03/2001
Labels: competitività, ICT, imprese, innovazione, italia
<< Home