Marketing Intelligence

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Monday, June 18, 2007

Bio-tecnologie, Nano-tecnologie, ICT: la ricerca italiana non (sempre) si perde tra i ritardi dell'Europa

La ricerca e l'innovazione sono fondamentali per la competitività e rivestono un ruolo vitale per far fronte alle maggiori sfide globali, quali il cambiamento climatico e lo sviluppo sostenibile


Spesso i convegni sull'innovazione aprono e terminano i lavori con una considerazione, o una vera esortazione: l'importanza di "fare sistema". Particolari aree territoriali dovrebbero creare dei network locali capaci di attrarre investimenti ed in grado di coordinare le attività di ricerca e sviluppo delle imprese presenti nel luogo. Questi network potrebbero affermarsi in Italia, in quanto sarebbero un modo ideale per coordinare le piccole e medie imprese, con organizzazioni finalizzate alla condivisione degli strumenti ICT ed allo sviluppo comune.

L'Europa "preme" per la diffusione di questi sistemi di innovazione, mediante il programma RFEC, Regions for Economic Change: l'iniziativa INTERREG dovrebbe permettere la realizzazione del programma comunitario di trasferimento tecnologico e di innovazione. Questa iniziativa si distingue in piani di innovazione basati su una collaborazione transfrontaliera, transnazionale, interregionale.

Quindi esistono dei piani europei per la programmazione dell'innovazione. Infatti «uno degli indicatori più eloquenti della salute e del potenziale di un'economia nazionale è il livello di ricerca e sviluppo (R&S) che essa genera» (Angel Gurría, segretario generale dell'OCSE). Ma la situazione dell'Italia potrebbe presentare situazioni di ostacolo all'innovazione, oltre alla mancanza di una strategia nazionale di indirizzamento delle attività di R&S all'interno di particolari territori. Infatti esistono alcune tecnologie che, pur essendo ormai affermate, faticano a diffondersi e ad essere utilizzate pienamente. Un esempio é rappresentato dalla tecnologia Rfid, implementabile per l'identificazione ed il riconoscimento automatico di particolari prodotti.

Ma l'Italia potrebbe perdere l'opportunità delle nanotecnologie: secondo un recentissimo rapporto della comunità europea, infatti, l'Europa ha perso definitivamente la chance di produrre proprie tecnologie hw e sw nel settore ICT, e potrebbe trovarsi in particolare ritardo anche nella sperimentazione delle nanotecnologie. Secondo il rapporto, in Europa le aziende più avanti nella ricerca si troverebbero in Gran Bretagna ed in Germania.

Forse in Italia l'innovazione tecnologica non interviene pesantemente per aumentare la produttività delle imprese, specialmente delle PMI: ma il quadro non é così desolante, come può dimostrare un importante evento come R2B - Research To Business.

L'auspicio é di vedere i risultati della ricerca pubblica e privata italiana, nei settori delle biotecnologie, delle nanotecnologie, dell'ICT, affermarsi e soprattutto diffondersi nel tessuto produttivo, a vantaggio della celeberrima competitività del Paese.

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