Il portale Italia.it e la competitività del Paese
Il portale Italia.it é stato ufficialmente pubblicato da pochi giorni, dopo un lungo periodo di lavoro. Il pubblico del web dopo averlo visitato, lo ha bocciato, criticato, in alcune circostanze denigrato.
Si tratta di un portale indubbiamente importante per il sostegno del turismo, asset primario in un contesto macro-economico. Ma al pubblico del web non importa necessariamente conoscere quali potessero essere le ragioni strategiche alla base di un progetto fondamentale: ai navigatori che in questi giorni hanno espresso un loro risentimento più personale che oggettivamente sostenibile non interessa affatto la comprensione del contesto, la loro visione si ferma quasi ad una valutazione particolarmente critica della grafica utilizzata, del logo sviluppato, nei casi di maggior "attenzione" alcuni commenti hanno tenuto conto dei servizi disponibili.
Pur considerando il portale Italia.it un insuccesso, e potrebbe anche essere vero, il pubblico lo ha giudicato esclusivamente per un aspetto operativo: non si é sollevato alcun processo di giudizio che tenesse debitamente conto del significato economico del progetto.
L'aspetto più grave potrebbe essere proprio la scarsa sensibilità mostrata dalla maggior parte dei navigatori, sebbene sia comprensibile il loro relativo coinvolgimento: "vestendo" i panni di un semplice utente del web, ciascuno ha condotto attente sessioni di web surfing mosso da un interesse quasi severo, quello di poter scoprire qualche altra anomalia, qualche nuovo errore.
Il web ha successo nel creare gruppi di interessi e possibili partecipazioni collaborative: se questo può essere interpretato come il "segreto" dello sviluppo delle comunità della rete, e di tutti i fenomeni di socializzazione e condivisione di idee e valori, allora proprio per non tradire lo spirito associativo caratteristico si dovrebbe incoraggiare una risposta diversa. Molto, molto diversa.
La migliore strada da percorrere potrebbe essere quella di incoraggiare una partecipazione attiva, che possa esprimere un supporto "corale": se a tutti è chiaro il valore strategico della comunicazione via web, se tutti comprendono quanto impatto abbia il turismo nello sviluppo economico del Paese, quanto significhi in termini di crescita occupazionale e sociale, allora si parte da un presupposto fondamentale. Se invece Italia.it rappresenta per i più l'occasione per inveire e denunciare chissà quali fenomeni speculativi (comunque da dimostrare, nelle sedi più opportune, le uniche idonee ad un giudizio anche di merito rispetto ai costi pubblici sostenuti), allora l'Italia ne esce peggio. Vorrebbe dire che la mancanza di competitività di un intero Paese è più riconducibile allo scarso coinvolgimento della gente, piuttosto che alle scarse prestazioni di un progetto web.
Labels: competitività, italia, turismo
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