Marketing Intelligence

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Monday, June 16, 2008

Information overload e stress da mail: come resistere al diluvio digitale?

Se ne parla forse di meno, ma il problema dell'information overload sembra persistere: nonostante i progressi delle tecnologie dell'informazione, ad oggi é facile (se non estremamente probabile) "perdersi" nella rete internet, o comunque perdersi tra dati digitali ormai "eccessivi". Chi smarrisce un file nel proprio personal computer, chi non trova una comunicazione ricevuta chissà quando esattamente, chi crede di aver salvato la copia aggiornata: insomma, spesso tanta gente si affida ai documenti digitali, sperando di non incorrere in circostanza sgradevoli, come appunto la perdita di dati importanti, o come la più frequente confusione, spesso causata anche da una quantità delle informazioni e da una crescente differenziazione dei formati.

Il problema dovrebbe riguardare, in misura maggiore, i consumer: cioè i privati, quelli che fanno un uso del pc "domestico". Ma l'information overload sembra far vittime anche nelle piccole e nelle medie imprese, e di sicuro anche in quelle grandi (dove l'informatica dovrebbe essere, ormai, una sicura commodity).

Al problema si aggiunge anche lo stress da e-mail: leggendo La Stampa (che riprende ed estende un articolo pubblicato da poco - 14 giugno - sul New York Times, dal titolo emblematico Lost in E-Mail), "la posta elettronica e i programmi di messaggeria istantanea come Microsoft Messenger - strumenti tecnologici che hanno contribuito a migliorare la produttività dei lavoratori - possono indurre ad un utilizzo vicino alla dipendenza e diventare un serio ostacolo al rendimento sul lavoro".

Insomma, il progresso da un lato può contribuire ad aumentare il disordine, o comunque può rappresentare un motivo di confusione (perdita di dati, difficoltà per molti nel tenere aggiornati gli archivi digitali, nel conservare le credenziali di identificazione ed autenticazione), e potrebbe addirittura concorrere alla diffusione di nuove patologie.

"Le società Microsoft, Intel, Google e Ibm hanno formato un gruppo di studio per affrontare il problema e trovare soluzioni per aiutare i dipendenti ad affrontare il diluvio digitale che esse stesse hanno contribuito a creare". Auguriamo che lo risolvano, ammesso che possa essere a loro data la colpa di questo caos moderno.

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